Altissima povertà. Regole monastiche e forme di vita (Luca Parisoli)

Altissima povertà. Regole monastiche e forme di vita (Luca Parisoli)


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Un punto di vista partigiano

Il volume Altissima povertà di Giorgio Agamben è certo il volume di un autore di successo, un successo che si conchiude nello sguardo dei suoi ammiratori con l’ultimo volume della serie di titoli che compongono il progetto Homo sacer, ossia il recente L’uso dei corpi, apparso presso Neri Pozza nel 2014. I suoi ammiratori leggono cose molto diverse nei suoi libri: alcuni vi vedono il programma di una lettura dell’immanenza, quello che però mi pare quasi un rinvio sine die dei risultati dell’indagine, dato che dopo vent’anni più che avere indagato l’immanenza si è enucleato il progetto di indagarla; altri sottolineano che Agamben, citando senza virgolette Giacometti, annuncia di abbandonare il suo progetto, invitando altri a proseguirlo (così Carlo Salzani, sulle pagine de «Lo Sguardo», 2014); altri sono divenuti più liquidatori, e parlano di uno spaesante sporgersi sul nulla (Toni Negri, sulle pagine culturali de «Il Manifesto», 19.11.2014). Io posso solo considerare che L’uso dei corpi non fornisce ai miei occhi alcuna consistente considerazione utile per meglio comprendere Altissima povertà, e semmai, per riprendere le parole del recensore Salzani, conferma un marcato strabismo da parte di Agamben nell’uso del virgolettato.